Iniziando a dedicarmi all’apicoltura mi sono sorpreso di come diversi contadini, pur vivendo e lavorando in campagna, non riescano a distinguere le api dalle vespe.

Un’altra frase che sento dire molto spesso quando dico in giro che mi occupo di apicoltura è “Ah io sono allergico/a alle api e alle vespe”, quando in realtà nemmeno il veleno di questi due insetti è lo stesso!

L’immagine dell’articolo evidenzia in maniera eclatante la differenza fra api (a sinistra) e vespe, a destra.

Tenendo presente alcune fondamentali differenze e facendo un po’ di pratica, risulta molto semplice riconoscerle anche a colpo d’occhio.

 

Concentrandoci solamente sulle caratteristiche ben visibili, possiamo senz’altro osservare le zampe (sottili, nere e gialle per le vespe – tozze, marrone scuro/nero per le api).

Ma veniamo alla corporatura:

API:

  • Corporatura tozza.
  • Colorazione gialla tendente all’ocra.
  • Presenza di peluria sul corpo.

VESPE:

  • Colorazione gialla e nera.
  • Assenza di peluria sul corpo.
  • Ali sottili.

Le differenze visibili non si fermano qui, se ci capita di osservare un nido di api ed un nido di vespe, salta subito all’occhio l’immensa differenza fra queste due specie:

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I nidi delle api vengono costruiti con la cera, una sostanza che le api producono tramite delle apposite ghiandole. I favi vengono costruiti in maniera equidistante l’uno dall’altro. Credito: Di Fabio Lo Valvo – Opera propria, CC BY-SA 4.0, Collegamento

 

Solitamente i nidi delle api sono di modeste dimensioni e sono popolati da migliaia e migliaia di api. Il fatto che i favi siano disposti come vediamo in foto e siano costruiti con la cera rende molto facile l’identificazione della specie.

 

Nido di vespe.jpg
I nidi delle vespe sono costruiti con un materiale molto simile alla carta. Viene ottenuto raccogliendo fibre secche ed impastandole con la saliva delle vespe. Credito: Bramfab presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte leggibile automaticamente. Presunta opera propria (secondo quanto affermano i diritti d’autore)., CC BY 2.5, Collegamento

 

I nidi delle vespe possono essere costruiti molto velocemente poiché non devono durare a lungo quanto quelli delle api, sono popolati generalmente da poche vespe (al massimo per grandi nidi possiamo trovarne qualche decina).

 

LE PUNTURE

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Pungiglione dell’ape rimasto agganciato alla pelle. Purtroppo per l’ape non ci sarà un lieto fine. Di WaugsbergOpera propria, CC BY-SA 3.0, Collegamento

 

Quando le api ci pungono, il loro pungiglione resta agganciato alla nostra pelle. L’unico modo che ha l’ape a questo punto per liberarsi è quello di cercare di volare via; purtroppo al pungiglione rimangono attaccate le interiora e questo la porta alla morte, per cui solitamente le api aggrediscono solo se realmente minacciate. Ciò avviene perché il pungiglione dell’ape non è liscio ma presenta una sorta di uncini.

Differenza fra pungiglione di ape e di vespa. Il pungiglione della vespa è liscio, quindi non rimanendo incastrato le permette di pungere più volte. Credito: “Treat yourself if You get stung by a bee or wasp Step-2 Version-3” Attribuzione CC BY-NC-SA 3.0

 

Le vespe, al contrario, sono in possesso di un pungiglione liscio e possono quindi pungere ripetutamente anche solo per accaparrarsi del cibo durante un pic nic all’aperto. Bisogna quindi fare molta attenzione quando si pranza all’aperto, in particolare è sempre bene controllare che le nostre bevande contenenti zucchero non abbiano ospiti indesiderati. Ingoiare una vespa è un’esperienza che non mi sento di consigliare…

Api ingiustamente accusate:

Concludo l’articolo con una curiosità della quale non molti, in particolare fra i non addetti ai lavori, sono al corrente.

A volte le api vengono ingiustamente accusate di danneggiare i vigneti. Si dice che, in quanto attratte dai succhi zuccherini degli acini d’uva, le api per nutrirsi possano rompere la buccia degli acini danneggiandoli.

Per fortuna alcuni esperimenti sono stati svolti in merito ed è emerso che mentre le vespe hanno delle mandibole in grado di perforare facilmente i chicchi d’uva, le api non sono in grado di farlo.

Le mandibole delle api infatti non sono seghettate (somigliano più a delle spatole) e vengono utilizzate solamente per la lavorazione della cera e della propoli durante la costruzione dei favi.

Gli acini perforati e lasciati all’aria favoriscono lo sviluppo di funghi che si possono poi propagare a tutta la pianta, ed è qui invece che le api entrano realmente in gioco.

Se trovano acini rovinati o con la buccia danneggiata, queste volano a succhiare il nettare con la loro lingua (che grossomodo è a forma di cannuccia), e prosciugano in breve tempo i chicchi danneggiati, impedendo ai funghi di proliferare.

Se non fosse che le vigne oggi vengono pesantemente trattate chimicamente, sarebbe bello vedere qualche arnia fra i vigneti, anche per risparmiare in prodotti fungicidi!

Chissà, magari in futuro l’uomo metterà un po’ più di giudizio nelle tecniche di produzione agricola e nel modo di rapportarsi con la natura in senso generale. A me piace pensare che sarà così.

Approfitto dell’occasione, anche se in leggero anticipo, per augurare a tutti voi un buon inizio 2017, a presto!

 

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A presto!

Luca