L’eclissi solare è uno spettacolo che, fino a non molto tempo fa, aveva una forte connotazione sovrannaturale che impressionava a fondo le donne e gli uomini che vi assistevano… Ma cosa accade al regno animale durante questo evento raro?

Lo studio di cui voglio parlarvi oggi è stato pubblicato nel settembre di quest’anno e riguarda l’eclissi solare totale avvenuta il 21 agosto 2017 negli Stati Uniti. Momenti del genere non sono preziosi soltanto per gli astronomi, per gli astrofisici, per tutto il personale della Nasa e dei vari centri di ricerca spaziale delle altre nazioni, ma anche per il resto della comunità scientifica mondiale.

Durante quel giorno, infatti, in sedici località sparse in America tra la Costa Pacifica, le Montagne Rocciose e le regioni del Midwest, sono stati posizionati numerosi microfoni e sensori di temperatura vicino a campi in piena fioritura, ben lontani da fonti di inquinamento acustico, allo scopo di registrare il ronzio delle api durante gli attimi più salienti dell’eclissi.
La domanda che gli scienziati si sono posti è: cosa fanno le api durante un’eclissi totale di sole? Continuano nella loro quasi incessante opera di raccolta di nettare ed impollinazione dei fiori oppure si prendono una piccola pausa?

A me piace pensare che si fermino tutte assieme e, munite di un paio di occhiali neri, si mettano sul tetto dell’arnia a guardare quello spettacolo breve ma così unico da lasciarle desistere dal loro durissimo lavoro quotidiano… Magari con un buon cocktail di miele e polline tra le zampe!

 

GLI STUDI PRECEDENTI

Già durante l’eclissi del 31 agosto 1932, visibile soltanto in alcune zone del Canada e degli Stati Uniti, gli studiosi avevano cercato di verificare i cambiamenti nei comportamenti dei grilli, delle farfalle, delle falene e anche delle api. Queste rilevazioni, unite ad altri studi sul medesimo tema, facevano pensare che le eclissi totali causassero un’interruzione nelle attività di raccolta tipiche degli insetti ed altri animali diurni e che alcuni di questi, come le api, rientrassero al loro nido. Dall’altra parte della medaglia, gli insetti volanti le cui attività si concentravano durante la notte, come i grilli e le falene, si riattivavano ed uscivano allo scoperto durante le fasi di oscurità parziale e totale.

Altri studi portati avanti su diverse specie di api, nonché sui bombi e sui calabroni, avevano anche evidenziato come la quantità di luce presente in un determinato ambiente modifichi i comportamenti di volo di questi insetti, che generalmente rallentano la loro velocità quando affrontano zone con scarsa illuminazione.

 

LO STUDIO DEL 2017

Le zone scelte per questo esperimento spaziano in un aerea vastissima, dal Pacifico fino all’Atlantico e comprendevano:

  • Zone disabitate;
  • Cinque scuole elementari;
  • Due fattorie;
  • Un parco pubblico.

L’altitudine delle varie località va dai 200 fino ai 1700 metri sul livello del mare, mentre l’eclissi totale si è verificata ad ore diverse, alle 10 circa sulla costa del Pacifico e alle 13 circa su quella dell’Atlantico.
Per la scelta dei luoghi ci sono state alcune caratteristiche che hanno fatto preferire alcune località piuttosto che altre:

  • presenza di grandi fioriture anche durante il mese di agosto, che è generalmente un mese durante il quale le api non trovano una grande varietà di piante nettarifere;
  • assenza di grandi fonti di inquinamento acustico

Ben sedici microfoni USB utilizzati erano stati schermati contro il vento e sospesi a circa 10 cm dalle piante.

Gli insetti osservati, oltre all’ape mellifera (che altro non sarebbe che la comune ape produttrice di miele che ben conosciamo), sono quelli riprodotti qui sotto*. Fanno tutti e tre parte della superfamiglia Apoidea, sottogruppo Anthophila, ma appartengono a tre famiglie diverse.
Se siete interessati ad approfondire, vi allego il nostro articolo sulla Classificazione dell’Apis Mellifera!

 

I RISULTATI

I risultati hanno confermato quanto già scoperto ed aggiunto alcuni tasselli al puzzle che ad oggi mancavano.

Durante la fase di buio totale dell’eclissi, durata all’incirca 3 minuti, le api hanno totalmente cessato di ronzare. Nessun microfono ha registrato alcun rumore di volo d’ape tranne uno, che ha invece registrato un solo ronzio.

Durante le fasi parziali pre e post eclissi totale, si riporta almeno un ronzio tra un minuto e l’altro, ad indicare che c’è comunque continuazione nell’attività di bottinaggio delle api, e che questo ronzio ha una durata più lunga rispetto ad uno registrato con luce solare piena.

Perché il ronzio dura di più? Il ronzio è il rumore che anche noi sentiamo e che indica la presenza di un ape in volo: un ronzio più lungo indica un volo più lungo e/o più lento, rispetto ad un ronzio molto veloce, che sta invece ad indicare un tragitto molto corto e/o molto veloce.
Le api bottinatrici portano avanti la loro opera di raccolta fino a quando le condizioni visive permettono loro di orientarsi bene tra un ostacolo e l’altro e ritrovare la via di casa.

Durante un evento così raro come l’eclissi, il sole scompare dietro la luna ad una velocità molto più alta rispetto ad un normale tramonto. Le api continuano quindi a bottinare finchè riescono e, all’approssimarsi del buio totale, rientrano a casa facendo voli più lenti in modo da poter ritrovare la strada con più facilità e senza sbattere contro ostacoli di varia natura.

Una volta che la luna ha completato il suo passaggio davanti al sole, tornano fuori dalla loro arnia e riprendono a bottinare… Magari pensano “che notte strana, è durata così poco!“.

I bambini delle scuole elementari che hanno partecipato a questo esperimento hanno interpretato a modo loro questa giornata così unica e speciale.

Se vi interessa approfondire questo studio e controllare le fonti, vi lascio il link diretto al paper pubblicato sugli Annals of Entomological Society of America: Pollination on the Dark Side: Acoustic Monitoring Reveals Impacts of a Total Solar Eclipse on Flight Behavior and Activity Schedule of Foraging Bees.

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Silvia


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