Nel mese di Agosto sono riuscito a raccogliere un altro po’ di miele.  Il bilancio di quest’anno, considerando che si tratta del mio primo anno di attività è tutto sommato positivo.

Sono partito acquistando 3 famiglie insediate su favi molto vecchi e scuri; per questo motivo anziché puntare a produrre grandi quantità di miele, ho preferito togliere i favi e farne costruire di nuovi. Nonostante questo sono riuscito ad ottenere con grande soddisfazione circa 30 kg di miele.

 

miele blocco di covata

Ecco il millefiori raccolto ed invasettato quest’anno…

 

Considerando la velocità con la quale sto consumando il miele, per quest’anno ho deciso di non imbarcarmi nemmeno nell’idea di realizzare un’etichetta, ma sarà sicuramente un lavoro che occuperà parecchie giornate nel prossimo inverno.

 

UN PROBLEMA CON CUI BISOGNA FARE I CONTI

Le api in Italia, a partire dal 1981, si sono trovate a dover convivere con un acaro in grado di veicolare malattie all’interno dell’alveare, e più in generale di indebolire le colonie, portandole addirittura al collasso.

Questo acaro è comunemente chiamato Varroa.

Esso si riproduce all’interno delle celle di covata, per cui finché l’ape regina prosegue con la deposizione delle uova, il ciclo riproduttivo della varroa non si interrompe. Se pensiamo che in ogni cella di covata, la femmina di varroa depone dalle 2 alle 5 uova, il rischio che l’acaro prenda il sopravvento  è davvero molto alto.

Le api, attraverso la sciamatura naturale, riescono a “pulirsi” parzialmente da questo acaro, in quanto prima della sciamatura la regina interrompe l’ovideposizione ed interrompe quindi anche il ciclo di riproduzione della varroa.

Sappiamo anche però che gli apicoltori cercano di evitare le sciamature naturali per non rischiare di perdere lo sciame, ed anche perché generalmente le sciamature naturali avvengono proprio nel momento in cui il raccolto del miele di acacia (il più richiesto fra i mieli) vede il suo picco di produzione.

Lasciar sciamare le famiglie in primavera significherebbe probabilmente perderle o nel migliore dei casi perdere totalmente o quasi il raccolto di miele d’acacia. Per questo, e per altri motivi, vengono effettuati dei trattamenti tampone sulle famiglie di api.

È bene sapere che la varroa oggi è sempre presente e vanno dunque effettuati dei trattamenti per contenere l’infestazione senza però danneggiare le api durante tale processo.

Esistono dei trattamenti, ammessi nel biologico, che se effettuati con il dovuto criterio aiutano le famiglie di api ad entrare nel periodo invernale con bassissime infestazioni di varroa, aumentando sensibilmente le probabilità di sopravvivenza.

 

IL BLOCCO DI COVATA ARTIFICIALE

Ad oggi il principio attivo più efficace per trattare l’acaro varroa è un prodotto a base di acido ossalico commercializzato comunemente con il nome di Api-Bioxal.

Questo trattamento consiste nel gocciolare fra un telaino e l’altro dell’acido ossalico diluito con acqua e zucchero, mediante una siringa. Questo trattamento stimola le api a ripulirsi e favorisce il distaccamento dell’acaro dal corpo dell’ape.

Dato che l’acido ossalico riesce al colpire la varroa quando è attaccata al corpo delle api adulte, ma non colpisce la varroa presente nelle celle di covata opercolate, è necessario effettuare il trattamento quando non è più presente covata opercolata all’interno dell’alveare.

Per fare ciò, si ricorre al confinamento della regina all’interno di una gabbietta apposita. La gabbietta permette alle api di entrare e di uscire, mentre la regina rimane all’interno impossibilitata a muoversi all’interno del nido e quindi impossibilitata anche a deporre uova.

BLOCCO DI COVATA

Regina nella sua gabbietta che verrà poi fissata all’interno del nido.

 

La regina rimane in questa gabbietta per circa 24/25 giorni, giusto il tempo di permettere a tutte le uova deposte di poter sfarfallare.

Una volta che tutte le api sono sfarfallate, si procede gocciolandole con acido ossalico, in modo da aumentare al massimo l’efficacia del trattamento.

Si procede poi a liberare la regina che potrà riprendere l’ovideposizione ed avviarsi verso l’autunno con bassissimi livelli di infestazione.

ape regina

Ecco la regina intenta a riprendere le redini del suo reame di cera…

 

Catturare la regina senza strapazzarla ed ingabbiarla è stata un’operazione non proprio semplice, specialmente per chi come me è alle prime armi. Ricordo una delle “mie” regine che durante l’operazione si è messa a svolazzare per poi andare a posarsi su un fiore di erba medica poco distante dal nido.

Vedendola volare pensavo che non l’avrei mai più trovata, invece dopo “solo” mezz’ora di ricerca accovacciato a terra eccola lì, proprio di fronte alla sua casa!

Probabilmente voleva solo farmi sudare un po’, farmi capire che non era molto contenta di restare in gabbia. Come biasimarla?

Spesso con piccoli gesti “ribelli” come questi (o con una bella puntura dolorosa e ben assestata), le api sembrano quasi volerci ricordare che anche loro, come noi, esistono per uno scopo ben preciso, e che quando serve sanno reclamare il rispetto che meritano.

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A presto!

Luca