Al giorno d’oggi è pensiero comune che le colonie di ape mellifera in Europa siano praticamente scomparse, principalmente a causa dell’arrivo di nuovi patogeni e parassiti, con particolare riferimento all’acaro varroa. Le api selvatiche sono quindi davvero scomparse?

Patrick Laurenz Kohl e Benjamin Rutschmann dell’Università di Wurzburg, in Germania, hanno condotto uno studio molto interessante (pubblicato quest’anno, a febbraio) grazie al quale è emerso che in realtà sono presenti diverse migliaia di colonie di api mellifere selvatiche solamente nei boschi della Germania.

Perché questa scoperta è importante? Beh, innanzitutto perché ci aiuta a comprendere che i boschi, in quanto habitat ottimale per le api, rivestono indirettamente un ruolo fondamentale anche per il servizio di impollinazione grazie al quale possiamo ogni giorno imbandire le nostre tavole.

Nonostante la convinzione che le api selvatiche siano quasi del tutto scomparse, non mancano testimonianze che parlano di una discreta diffusione di colonie nei boschi temperati del Nord America e nel Sud degli Urali, nonché in paesaggi rurali del nord della Polonia.

Pare che le colonie selvatiche si trovino a fronteggiare una minore pressione selettiva da parte dei parassiti. Nella cosiddetta apicoltura “da reddito” gli apiari vengono sovrapopolati ed i singoli alveari vengono posizionati l’uno attaccato all’altro, cosa che in natura non avviene, anzi!

Mappa delle posizioni in cui sono stati trovati nidi di api mellifere selvatiche, nella foresta di Hainich.

Mappa delle posizioni in cui sono stati trovati nidi di api mellifere selvatiche, nella foresta di Hainich. Salta subito all’occhio la notevole distanza che le api scelgono di adottare fra un nido e l’altro in natura. Credito: “Map of the bee tree locations inferred from beelining data in the Hainich forest in the years 2016 and 2017” tratto da “The neglected bee trees: European beech forests as a home for feral honey bee colonies” studio pubblicato in Open Access.

 

La forte vicinanza fra un’arnia e l’altra, porta oltretutto al fenomeno della deriva, che fra le varie conseguenze ha quella di far sì che le varie famiglie si mischino fra loro, aumentando enormemente il rischio di diffondere virus e malattie da una colonia all’altra.

La strategia di sopravvivenza adottata dalle api mellifere selvatiche consiste sostanzialmente nel mantenere le colonie piuttosto piccole, nel produrre poca covata e nelle frequenti sciamature. E se ci pensiamo effettivamente questi sono tutti meccanismi che riducono drasticamente il potenziale riproduttivo dell’acaro Varroa.

L’arricchimento di questo studio potrebbe portare inoltre vantaggi indiretti alle cause di ecologisti e conservazionisti; essendo l’ape mellifera una specie dall’importanza legalmente riconosciuta, forse i criteri legati alle concessioni per il disboscamento potrebbero divenire più stringenti, in quanto cancellare aree boschive significherebbe anche privare le api del loro naturale habitat.

In sostanza, la presenza di nidi naturali di api selvatiche pare essere molto più comune di quanto si possa pensare. Lo studio mira quindi a dimostrare in maniera inconfutabile che l’ape mellifera è a tutti gli effetti un animale selvatico, il che implica tutta una serie di riconoscimenti e tutele a livello legale, tutti benefit di cui l’ape mellifera oggi non può usufruire. Si tratta senz’altro di un ulteriore passo avanti nella ricerca e nella scoperta della biologia e del comportamento delle api mellifere in natura. Conoscere meglio questi insetti e soprattutto i loro meccanismi di difesa e sopravvivenza è essenziale per cercare di raggiungere un equilibrio che purtroppo, ad oggi, sembra portare ad un bilancio negativo. Per quanto mi riguarda cercherò di seguire gli sviluppi di questo studio ed avrò modo di parlarne ancora non appena ci saranno novità. 

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A presto!

Luca

 


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